Questo atto liturgico, compiuto per impetrare la divina assistenza per il nuovo anno accademico, ci fa incontrare con l’esortazione dell’Apostolo: «predicare la parola di Dio, … compiere il nostro lavoro di messaggeri del vangelo» e con la parola di Cristo, che dice: Splenda così la vostra luce agli occhi degli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e ne diano gloria al vostro padre celeste».
Insieme mette sotto il nostro sguardo s. Alberto Magno e tutti i santi e beati, che furono un giorno alunni della nostra Università, come intercessori e – soprattutto – come esempio, perché uniti a loro nella fede ci sforziamo di scrivere “mirabilia Dei” del passato con l’esperienza attuale.
Nuovi sono i tempi. Nuove le correnti di pensiero, che li attraversano. Ogni momento ha e deve avere le sue espressioni originali. Crediamo però che lo spirito degli esemplari professori e alunni di ieri possa essere quello di oggi.
Resta ancora il dovere di risolvere il classico conflitto tra la scienza e la fede, e non in termini di compromesso, ma in termini di ben precisata definizione dei campi rispettivi, e perciò di reciproca e rispettosa libertà. Anzi, diremo di più: in termini di mutuo aiuto, per lo scambio di bene, che le due sorgenti del sapere possono donarsi l’una all’altra.
Resta ancora il dovere di dare alla Chiesa una caratteristica testimonianza, una prova di fedeltà: quella del pensiero, che crede e che prega, quella della fede e della preghiera, che pensa e che cerca.
Resta – come insegna il Concilio Vaticano II – il dovere di guardare uomini e cose con ottimismo di amore e di mettere al servizio di ogni causa buona la luce che possediamo, la collaborazione di cui siamo capaci. E questo va detto in modo del tutto particolare della cultura, nel cui ambito l’Università, voi, siete ed operate.
Vi è dato modo di esercitare questa missione nell’affermazione del pensiero, che la fede rende sicuro di sé; nella ricerca speculativa e scientifica, che lo spirito religioso non solo non oscura e non frena, ma stimola ed illumina; nella formazione e nell’esercizio professionale a cui il cristiano colto oggi può conferire nuova coscienza e nuova dignità; nella partecipazione alla vita sociale, che un cristianesimo nutrito di buona cultura guarda come campo di grandi doveri e di grandi valori.
Sia questa la vostra schietta e duratura missione: nell’impegno di studio, nella virile padronanza di sé, nel superamento dei piccoli e grandi egoismi, che paralizzano lo slancio verso la verità e verso l’amore, nel sapiente ed umile calcolo dell’aiuto divino che impetriamo per intercessione del santo vescovo dottore Alberto, reso grande Signore nel sottomettere alla fede divina l’umana sapienza.
Girolamo Bortignon
Discorso per l’inizio del nuovo anno accademico dell’Università di Padova, Chiesa parrocchiale di S. Andrea a Padova – 6 novembre 1967.
Tratto da Girolamo Bortignon, Scritti e discorsi del vescovo Girolamo Bortignon, Antoniana Industria Tipografica, Padova 1979, pp. 645-646.